lunedì 31 marzo 2008

nuovi itinerari di convivenza



La “casa di mattoni” si è insediata nel piccolo paese di Monteleone di Fermo nel mese di ottobre e oggi mentre scriviamo sono 6 mesi che questa nuova realtà si interfaccia con il contesto in cui vive, percependone gli umori, accogliendo preoccupazioni, entrando in punta di piedi in una relazione di reciproco scambio con la gente e le istituzioni.
I primi mesi di lavoro della nostra equipe si sono concentrati all’esterno di quella che poi sarebbe diventata una casa a tutti gli effetti, ci siamo divisi i compiti e abbiamo lavorato su due livelli per esplorare e conoscere il contesto che ci avrebbe ospitato.
Un gruppo ha effettuato la propria ricerca operando in ambiti formali e l’altro si è concentrato sulla conoscenza di contesti informali.
L’intento è quello di effettuare una piccola mappatura socio-relazionale e di avere ben chiare le opportunità offerte dal territorio, abbiamo quindi incontrato persone che ricoprono cariche o ruoli di leadership formali: amministratori, forze dell’ordine, tecnici dei servizi sociali d’ambito,parroci, e associazioni.
Per quanto ritenessimo importante stabilire un rapporto di collaborazione con gli ambiti sopraccitati, particolare attenzione è stata prestata alla conoscenza di persone in ambiti informali come luoghi di ritrovo, feste e momenti significativi per la vita del paese.
Oltre a frequentare le iniziative del territorio e i luoghi di ritrovo, abbiamo offerto diverse opportunità per far conoscere la nostra casa e presentarci agli abitanti organizzando alcune iniziative rivolte a tutta la cittadinanza.
Non sono mancate le prime collaborazioni con alcune associazioni presenti sul territorio che hanno visto la Casa ospitare piccoli eventi rivolti alla comunità locale.
Queste azioni hanno visto come interlocutori i gruppi di adolescenti del paese che in diverse occasioni hanno interagito con gli operatori e gli “ospiti” della casa, organizzando momenti ludici e collaborando attivamente alla preparazione delle iniziative di cui sopra.
Queste attività pensate e promosse dagli operatori della casa sono servite ad “agganciare” il gruppo di adolescenti e a sondare le prime impressioni riguardo la vita nel paese e percepirne i primi bisogni, per accogliere successivamente le loro richieste e calibrare l’offerta sui bisogni reali che in fondo non sono distanti da quelli degli adolescenti ospiti della casa.
Ancora prima che arrivassero i primi ospiti alcuni dei ragazzi si sono attivati per aiutare gli operatori nella decorazione della casa, lasciando un dono-segno tangibile del desiderio di partecipare attivamente alle vita del paese.
Tuttora alcuni ragazzi frequentano in orari prestabiliti gli spazi comuni della casa e interagiscono con gli operatori e i pari che abitano la stessa, portano giochi , organizzano momenti di gioco e si confrontano con una realtà che sempre meno rischia di essere stigmatizzata ma viene vissuta come un’opportunità di socializzazione e uno spazio di scambio e crescita collettiva.
Dopo la fase di mappatura e di conoscenza preliminare del contesto si sono attivate le prime progettazioni allargate con alcune realtà del territorio come associazioni, servizi per gli adolescenti.
L’équipe ha poi elaborato una serie di strategie per operare all’interno del contesto locale con il e con lo stesso attraverso metodologie e iniziative che andremo presentare nelle pagine successive.
Oggi alla casa di mattoni a distanza di un anno e mezzo sono stati ospitati 17 ragazzi tra minori stranieri non accompagnati, rifugiati provenienti da conflitti bellici in particolare ragazzi afghani, e ragazzi italiani.

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